Per regressione si intende la messa in atto, da parte dell’individuo, di comportamenti ed espressioni che sono propri dell’età infantile o appartengono ad un livello psichico precedente a quello in cui si trova il soggetto in quel momento. Questo è un meccanismo di difesa che l’Io mette in atto per far fronte a situazioni che potrebbero mettere a rischio il proprio equilibrio interiore. nell’Interpretazione dei sogni, prende in considerazione la regressione e la suddivide in tre tipologie: topica, temporale e formale.
Il primo tipo si riferisce in particolare ai sogni e si riconduce ai sistemi psichici (conscio, preconscio, inconscio), quella temporale invece presuppone un ritorno a strutture intellettuali più antiche, mentre l’ultimo tipo consiste in una riattualizzazione di modi e di espressione più arcaici, che vanno a sostituirsi a quelli abituali.
Proprio durante il periodo della gravidanza, nella donna, si mettono in atto i meccanismi di regressione, sia per effetto di alcuni ormoni che durante questo periodo sono rilasciati in maggiori quantità, sia per processi psicologici che durante la fase gestazionale si mettono in atto. Gli ormoni in questione sono il progesterone, gli estrogeni e le endorfine. Il primo di questi viene normalmente prodotto dal corpo della donna, ma durante la gravidanza la secrezione risulta molto maggiore grazie alla presenza della placenta che lo va a produrre, ed è indispensabile per il progredire della gestazione.
Infatti, tra i suoi vari effetti, si possono elencare l’inibizione della contrattilità uterina, il rallentamento della peristalsi intestinale e un effetto sul centro nervoso del respiro facendo in modo che il livello di ossigeno aumenti anche del 20%.
Tutto questo promuove un processo di introversione nella gravida, che è portata a rallentare i ritmi quotidiani. Il secondo ormone coinvolto nella regressione della donna in gravidanza è l’estrogeno che, oltre ad avere effetti sul corpo ( per esempio portano ad uno sviluppo delle mammelle, ad un aumento dei liquidi nei tessuti e del volume plasmatico, ecc.), ha effetti anche sulla sfera emozionale, e porta la gravida a porre una maggiore attenzione alle proprie sensazioni e al suo lato più emotivo.
Questo le permette di “sentire” realmente il proprio bambino, grazie alla regressione messa in atto che le consente di diventare più simile alla creatura che porta in grembo. Anche le endorfine hanno il loro ruolo, infatti vengono rilasciate in maggiori quantità e una delle principali funzioni è quella di proteggere la donna nel momento del travaglio e del parto poiché vanno ad aumentare la soglia del dolore, e promuovono l’attaccamento mamma- bambino al momento della nascita.
L’attenzione non è più verso l’esterno, ma verso l’interno, ossia verso la propria interiorità, e la madre è capace così di ascoltare e capire il proprio bambino. In gravidanza sono presenti dei processi psicologici che portano la donna a porre maggiore attenzione alla propria interiorità, infatti nella donna si instaurano stati d’animo e comportamenti tipici dell’infanzia che si possono ritrovare nel bisogno di essere accudita, coccolata, consolata durante i tipici sbalzi d’umore, rappresentanti della regressione affettiva.
Tutto questo le permette di orientarsi maggiormente verso i bisogni del proprio bambino, presente solamente nella sua immaginazione, e viene in parte escluso il mondo esterno, come se non avesse più l’importanza che in precedenza assumeva, per esempio una donna gravida che lavora non porrà più la stessa attenzione al lavoro svolto in quanto inizia ad assumere un valore minore rispetto all’interiorità.
La regressione messa in atto durante il periodo della gravidanza è una “regressione feconda” in quanto non è né patologica né patogena, nella misura in cui viene assunta e controllata dall’Io. È proprio in questa ottica che si inserisce la “capacità di reverie della madre” di Wilfred Ruprecht Bion, ossia un modo che permette alla donna di entrare in sintonia con il neonato tramite strutture diverse da quelle mentali. La donna può creare dentro di sé delle proiezioni del neonato, per poi elaborarle e riuscire ad entrare in contatto con il feto.
Lo studioso Winnicott definiva invece la regressione, che avveniva durante la gestazione, come una “malattia normale”, che doveva portare la donna a preoccuparsi temporaneamente totalmente del proprio bambino, non ponendo più attenzione a quello che era il mondo circostante.
Almeno in un primo momento l’essere madre si identifica proprio con la regressione simbiotica, facendosi avvolgere completamente dall’essere che porta all’interno di sé, identificandosi proprio con il processo della regressione durante la gravidanza è potenziato dall’elemento acqua, infatti come diceva Michael Balint, psicoanalista ungherese : “Il potere curativo dell’acqua risiede in una certa misura nella capacità di stimolare la fantasia regressiva”.
Ciò avviene perché l’acqua genera delle sensazioni che portano la persona ad essere meno reattiva e meno preoccupata sia della propria immagine fisica che psichica. L’acqua di per sé porta ad uno stato di regressione, basti pensare che il feto per tutta la durata della gestazione è immerso nel liquido amniotico, perciò l’immergersi in acqua è un po’ come tornare all’inizio della propria esistenza, è come rivivere quel periodo in cui ci si trovava immersi in quel liquido vitale.
L’acqua inoltre è calma, dona un senso di serenità, si muove seguendo il nostro movimento, restituendoci tutto ciò con un massaggio delicato che crea ancor di più uno stato di rilassamento. Ciò porta anche ad un leggero cullare del nascituro, creando una sintonia ancora più profonda tra madre e bambino che aiuterà l’instaurarsi di un attaccamento ancora più duraturo dopo la nascita.
La donna in acqua si può abbandonare, può lasciarsi andare e sentirsi nuovamente leggera, anche i pensieri diventano più lenti e l’attenzione è tutta posta al proprio benessere, alla propria interiorità. La madre può ascoltare con attenzione i movimenti del proprio bambino e rivedersi in lui. Può addirittura ricrearli quei movimenti, entrando ancor più in simbiosi con il feto. L’acqua isola dai rumori esterni e il feto, privo di stimoli provenienti dall’esterno, è in grado di sviluppare al meglio i propri processi cognitivi e di apprendimento.
La donna è in grado di controllare il proprio corpo con maggiore consapevolezza quando si trova dentro l’acqua, imparando a controllarlo meglio e con maggiore sicurezza, e tutto ciò si rivelerà utile nel momento del parto, riuscendo ad unire corpo e mente. La madre impara ad avere fiducia nelle proprie capacità e nel proprio corpo, impara a non ostacolarlo ma ad assecondarlo, e a seguire il proprio istinto. La sensazione di benessere che ne deriva dallo stare in acqua fa liberare all’organismo della donna delle sostanze, ossia le endorfine che vanno ad aumentare ulteriormente lo stato si rilassamento e vanno ad innalzare la soglia del dolore, portando la donna a vivere ancor meglio la propria gravidanza e il proprio travaglio e parto.
L’acqua agisce sul sistema respiratorio, andando a rallentare gli atti respiratori, e tutto ciò viene avvertito dal feto come variazioni pressorie a livello dell’utero, che ricreano una sorta di onda, percezione simile a quella degli animali marini.
L’acqua non da solamente un benessere psichico ma anche fisico, in quanto per la donna risulta più facile muoversi e compiere esercizi. L’esercizio in acqua determina delle modificazioni che riguardano soprattutto lo spostamento dei liquidi corporei, infatti è facilitato il ritorno venoso e linfatico grazie alla pressione esercitata dal liquido sulla cute.
Anche le articolazioni e i legamenti sono meno sollecitati grazie alla diminuzione della forza di gravità, cosa molto utile in gravidanza in quanto questi sistemi subiscono un carico maggiore durante questo periodo a causa dell’aumento ponderale della donna. Alcuni studi hanno dimostrato che le immersioni in piscina aumentano il liquido amniotico, situazione favorevole per il feto e per la donna durante il travaglio in quanto ciò le permette di sopportare in modo migliore le contrazioni uterine.
Anche le apnee che possono essere proposte durante i corsi di acqua motricità prenatale sono funzionali sia a riportare alla mente dei vissuti nella donna che potrà poi elaborare sia per raggiungere una maggiore consapevolezza del proprio respiro.
L’acquaticità può condurre la madre, quindi, ad una profonda regressione che la mette alla pari del feto, riuscendo a farle capire i suoi più profondi bisogni e necessità, aiutando a stabilire tra loro un forte contatto emotivo già prima della nascita del bambino. L’acqua riporta a galla vissuti che magari erano nascosti nella profondità del nostro inconscio e ci permette di affrontare paure ed emozioni che sulla terra non eravamo in grado di superare in quanto dentro l’acqua avviene una profonda conoscenza di noi stessi grazi alla forte introspezione a cui siamo spinti.
Veronica Spinacè
Bibliografia
http://www.ginecolink.net/percorso_non_medici/psicograv1.htm
http://www.gravidanzaonline.it/educazione_prenatale/regressione_infantile.htm
M. GALANTUCCI “ La depressione post partum colpisce anche i padri
MICHAEL BALINT “La regressione”( 1995