Premessa
<<Se avete davvero capito cos’è il lasciarsi andare, l’abbandono, se tutto il vostro corpo è aperto, libero, disteso, e particolarmente la bocca, la gola, le mani, gli occhi, allora non dovete fare proprio niente. Se non lasciar fare, lasciar nascere il bambino. Basta non fare più opposizione, non spaventarsi, né irritarsi della forza, della frenesia che il bambino mette a voler nascere.
Infine, supremo sacrificio, abnegazione totale, bisogna dire dentro di sé: SI, LASCIAMI.
La vita, la tua vita è là, davanti a te. Prendila!>>
(F. Leboyer)
E l’acqua, l’elemento femminile per eccellenza, insegna principalmente ad avere pazienza, ad acquisire la calma e la tranquillità dei movimenti, facilita il rilassamento e l’isolamento in maniera tale da giungere ad un reale contatto con la propria parte più intima.
L’acqua infatti, scioglie tensioni, culla, sostiene e soprattutto permette l’abbandono e l’apertura favorendo la condizione della donna di “essere” anzichè “fare”, e con lei chi la circonda. In questa fase di comunione e condivisione in primis con il proprio “io”, l’acqua permette di instaurare e mantenere una relazione mamma-bambino, fondamentale nel periodo prenatale per iniziare a conoscere il piccolo così che alla nascita il loro incontro non sarà altro che un ritrovarsi dopo un lungo viaggio.
L’acqua e il potere dell’abbandono
Quando si guarda l’acqua, le emozioni che invadono la persona sono spesso positive, rigeneranti, e donano serenità e calma; poi però quando ci si immerge tutto può cambiare, quella calma diventa opprimente, quel silenzio diventa rumoroso nella propria mente e quella serenità può essere completamente mutata in inquietudine. Allo stesso modo una donna gravida nel periodo della “dolce attesa”guarda alla gravidanza, al parto, all’arrivo del piccolo con gli occhi incantati poi però immergersi nel parto, nella gestione del nuovo nato suscita emozioni contrastanti.
Non è semplice far spazio dentro di sé alle emozioni, ad una nuova vita per poi entrarci in sintonia.. Ed allora probabilmente immergersi in acqua durante la gravidanza è come immergersi nel proprio io e capire con consapevolezza per abbandonarsi al blu… quel blu che è dentro e fuori di sé! Infatti l’acqua è l’elemento che meglio accoglie e sostiene la donna ed il suo bambino. Gli incontri di acquaticità sono organizzati proprio per facilitare un movimento fluido e sinuoso e per rendere immediato ed efficace il rilassamento.
Abbandonarsi significa…
Abbandonarsi è una gran cosa… Ma non sempre ci si riesce! Non è possibile perchè si è abituati a pensare, fare e tentare di realizzare più cose conteporaneamente essendo immersi nella società della competitività, del nuovo e del “fast”!
Tuttavia la gravidanza richiede abbandono per poter fare il suo percorso fisiologico. Ed ecco che l’acqua aiuta molto le gravide all’abbandono fisico ed emozionale.
Il corpo è abituato alla verticalità e alla pesantezza mentre l’acqua ci invita alla leggerezza, al galleggiamento e di conseguenza all’abbandono. Ed in questo svolge un ruolo primario poichè quando si è immersi il corpo si deve riadattare al passaggio dal peso al non peso, da appoggi solidi della terra, della vita, della quotidianità a quelli mobili dell’acqua.
Tutto ciò deriva dal fatto che la sua viscosità e la resistenza, che si riscontra negli spostamenti, attivano importanti stimoli sensoriali, anche a livello cutaneo, aumentando le informazioni esterocettive e propriocettive e facilitando una maggiore consapevolezza del proprio schema corporeo.
Inoltre, per quanto corcerne la capacità di abbandono a livello fisico, l’acqua alleggerisce la schiena riducendo in modo considerevole il mal di schiena, ma allegegerisce anche lo stomaco ed i visceri riducendo l’acidità, il reflusso gastro-esofageo, favorendo la digestione, migliorando la funzionalità intestinale e la stipsi. Diminuisce la pressione sulla vescica e sul pavimento. Allevia la sensazione di pesantezza a livello degli arti inferiori.
Inoltre essere sostenute ed avvolte dall’acqua favorisce l’attenzione su se stesse e sul proprio bambino in una condizione di similitudine.
Respirazione e abbandono
La respirazione è qualcosa di involontario, indispensabile per far si che ogni parte del corpo viva e si rigeneri. Ma la respirazione è anche emozione e, non a caso respiriamo in maniera differente, nel ritmo, a seconda dello stato d’animo o in base a quello che stiamo facendo. Inoltre ogni persona tende ad avere un proprio volume corrente (la quantità di aria che entra normalmente nei polmoni) ed anche questo può cambiare in ambienti e condizioni diverse, come in gravidanza o in acqua.
Ecco che, nonostante non si possa proporre un tempo preciso per la respirazione, in quanto ogni persona ha un suo ritmo adattato al momento, risulta essere molto utile in gravidanza proporre movimenti per liberare e mobilizzare la parte alta del tronco. E l’acqua con la sua pressione favorisce questa mobilità fin dalla prima immersione. Dunque diventa molto importante mobilitare il torace per attivare una buona qualità respiratoria e provare una sensazione di leggerezza. Questo perchè una buona respirazione favorisce uno stato di abbandono migliore.
In questa fase e durante i corsi, acquistano maggiore importanza le pause fisiologiche che intercorrono durante la respirazione stesse.
Infine di notevle importanza diventano anche le apnee, facendo parte della quotidianità, nel momento in cui si fa qualcosa di impegnativo o quando si è in uno stato apprensivo..
Dunque l’ascolto e la scoperta della propria respirazione serve a trovare la calma e la tranquillità oltre che la fiducia nelle proprie competenze e modalità. E attraverso l’acqua questa consapevolezza diventa molto più evidente, favorendo ulteriormente lo stato dell’abbandono stesso!
La mia esperienza…
E poi ti trovi in acqua, quell’acqua che pensavi conoscere, ma che in realtà diventa un momento per riflettere!
Non sempre si sente la stessa cosa fuori e dentro dall’acqua, ed allora ecco che si fanno i conti con le vere emozioni, i veri limiti e le paure! E la gravidanza è come una grande piscina colma d’acqua, a volte sembra tutto più leggero, non si sente il peso della responsabilità, della nuova vita che cresce dentro di sè; altre volte invece si fa fatica a riemergere da quel blu profondo…
Infatti le donne, dopo un incontro in acqua, affermano di sentirsi meglio, sia da un punto di vista fisico che emozionale. Le sensazioni più ricorrenti sono proprio il rilassamento, il benessere diffuso e la leggerezza che si rispecchiano poi anche a livello fisico con una riduzione del mal di schiena, della pesantezza delle gambe, dell’aumento della diuresi e del tono muscolare di tutto il corpo.
E addirittura molte effermano che questa sensazione di benessere perdura per tutta la giornata, migliorando anche la qualità del sonno.
Poi però, nonostante l’abbandono e la forza rilassante dell’acqua, può succedere che tutto ciò non si realizzi… E non è un male! Bensì l’inizio verso una riflessione più ampia, che porta mente e corpo verso altri orizzonti che non sono quelli della piscini in cui si è immersi!
Ecco perchè credo che sia importante che chi conduce l’incontro sia nell’acqua, col gruppo, diventandone parte integrante, una sorta di “boa” alla quale appigliarsi se proprio non si riesce ad abbondanarsi al blu…
È come in gravidanza: avere qualcuno su cui contare, dalla quale avere appoggio e sostegno può facilitare l’abbandono..che tanto attrae perchè porterà verso l’incontro con il proprio bambino, ma che allo stesso tempo spaventa perchè risveglia i pensieri e le emozioni più intime!
Conclusioni
Nell’acqua, come nella vita, basterà lasciarsi andare e magari farsi sostenere solo dal suo ondeggiare per assaporare un profondo e piacevole stato di rilassamento. Infatti, sono sempre più convinta (e ancora di più dopo aver frequentato questo corso!) che l’unico modo per superare le nostre paure consce ed inconsce sia semplicemente abbandonandosi…magari al dolce cullare del blu!
“La conoscenza accade direttamente quanto neanche un solo pensiero rimane tra te e la cosa che conosci”
(Gurdjieff)
Teresa Mastrota
Bibliografia
1. Istituto Superiore di Sanità, Linea Guida 2010-2014, Gravidanza Fisiologica.
2. Gambi A. (1997), Acquaticità e benessere in gravidanza, Bonomi Editore
3. “Immergersi…Il legame naturale con l’acqua, I cambiamenti fisiologici in acqua”, Donna & Donna Il Giornale delle Ostetriche, 81
4. P. Maghella (2013), Acquaticità in gravidanza, Numeri primi editore
5. Appunti del corso di acquamotricità prenatale del 22 giugno 2014