“Noi siamo nati da quest’acqua, nel mare dell’utero, dove la vita ha inizio. I nostri corpi sono quasi interamente di acqua e le acque della vita fruiscono attraverso di noi nel nostro viaggio lungo il fine della vita”

                                              Ruote di vita – Anodea Judith


L’acqua è un elemento primordiale da cui origina ogni essere vivente.

Elemento “femminile” per eccellenza, accoglie, protegge l’individuo che, nella vita prenatale, è immerso nel liquido amniotico.

Per le sue caratteristiche, l’acqua può provocare l’illusione della presenza  materna, riportando l’individuo ad un originario contatto atavico con la stessa.


Winnicott (1896 – 1971) definì l’acqua come “oggetto transazionale”, portatore di una forte ambivalenza: è elemento purificatore, terapeutico ma anche elemento oscuro e minaccioso in quanto personifica l’inconscio.

Ed è proprio l’immersione in acqua che comporta il sapersi lasciare andare, abbandonandosi a se stessi, tuffandosi nell’inconscio del proprio Io. Dunque, l’acqua è l’ambiente più adatto in cui vivere l’esperienza di sé, garantendo il momento dell’introspezione. Dà la possibilità di relazionarsi con le proprie paure più intime, cercando di reprimerle.

Inoltre, l’acqua offre la possibilità di rivivere l’esperienza a livello mentale della vita prenatale, assurgendo al principio della regressione, in modo tale da poter rivivere momenti della propria vita, rielaborarli e superarli.

L’immersione in acqua ci riporta ad una condizione di vita intrauterina così come il feto è avvolto dal liquido amniotico. Il liquido amniotico è composto d’acqua per il 97% e contiene sali minerali ed altre sostanze fondamentali per la maturità del feto. Il liquido amniotico contiene anche cellule che si staccano dalla pelle, capelli e grasso.

Svolge importanti funzioni: protegge il feto da eventuali movimenti bruschi e mantiene una temperatura costante all’interno dell’utero.

Oltre tutto, il liquido amniotico rappresenta un intermediario inevitabile tra l’embrione e il mondo esterno: grazie al suo contatto sia fisico sia biochimico, infatti, esso costituisce lo stimolo ideale necessario per una maturazione funzionale dei sistemi recettori.

L’elemento acqua offre, quindi,  all’individuo la possibilità di rivivere la sensazione di far parte del Tutto e di rivivere l’esperienza a livello fisico, mentale ed emotivo della vita prenatale, in cui il corpo è immerso nel liquido amniotico che rappresenta l’oceano primordiale e che facilita la regressione e il rivivere momenti critici della propria vita, per rielaborarli e superarli.


Bachelard scrisse “ci si tuffa nell’acqua per rinascere rinnovati” poiché immergendosi in acqua e bloccando il respiro, ci si riappropria di quella protezione tipica solo del grembo materno.

Nella vita adulta, con sempre più assiduità, si cerca di ricreare il “rifugio acquatico” in cui potersi immergere quando si è vincolati da stress ed insicurezza.

La produzione di catecolamine, ormone secreto in caso di stress, non viene stimolato se ci si immerge in acqua ed aumenta la produzione di endorfine, ormone del benessere, “oppiaceo” naturale che procura serenità.

Ed è proprio durante il periodo della gravidanza, dal primo trimestre all’ultimo, che si mettono in atto i meccanismi della regressione, la quale avviene non soltanto tramite l’effetto ormonale, ma anche per processi psicologici. Intervengono cosi ormoni quali il progesterone, utile per il progredire della gestazione, per rallentare la peristalsi intestinale ed inibire la contrattilità uterina; gli estrogeni che, non soltanto agiscono a livello mammario e sull’intero organismo, aumentano l’emotività della futura mamma.

L’ansia provata dalla madre durante il periodo di gestazione ed in particolar modo durante il primo trimestre di gravidanza, ha un impatto immediato sul feto: ad ogni ondata di ormoni che provengono dalla madre corrisponde un cambiamento di stato del feto, passando da un normale stato d’inerzia ad uno stato di attivazione.

Lo stress psicofisico materno incrementa la produzione di neurormoni, che costituiscono il canale principale del dialogo emotivo tra la madre ed il nascituro, agendo sul funzionamento e sulla regolazione del suo sistema nervoso centrale ed autonomo.

 Una presenza prolungata di elementi stressanti che comportino una continua minaccia per la sicurezza emotiva della madre, tensioni continue ed imprevedibili, costituisce un elemento fortemente patogeno per il benessere del feto.

I legami neurormonali sono molto importanti perché rappresentano un modo per madre e figlio di dialogare a livello emotivo.

 Il tutto facilita un focus maggiore verso il mondo interiore . Si tratta di una “regressione feconda”, regressione né patologica né patogena nella misura in cui sia consentita, assunta e controllata dall’Io. Tale processo è potenziato dall’elemento acqua e ciò avviene perché essa genera delle sensazioni che portano la donna ad essere meno preoccupata per la propria immagine psichica e fisica. Immersa in acqua, la donna può muoversi liberamente ricercando il proprio Io, ascoltando i movimenti del suo piccolo e rivedersi in lui. 

Fin dal passato, si osservò come l’immersione in acqua producesse modificazioni fisiologiche come riduzione della tensione muscolare, facilitazione della circolazione ed abbassamento della pressione e dei battiti cardiaci

Il potere curativo dell’acqua è riconosciuto, inoltre, anche nel corso della storia: i Greci si purificavano con l’acqua prima delle occasioni religiose, gli Egizi credevano che ogni cosa fosse nata dall’acqua; Talete da Mileto affermò “Il principio di tutte le cose è l’acqua. L’acqua è tutto. Tutto ritorna all’acqua.”

Vitruvio Pollione, il celebre architetto romano, scrisse: “L’acqua è indispensabile alla vita umana in quanto soddisfa i piaceri e i bisogni dell’uso quotidiano. Fra tutti gli elementi nessuno sembra necessario come questo, perché senz’acqua nessuna forma di vita animale o vegetale può nascere, crescere e sopravvivere. Perciò è necessario ricercare e scegliere con la massima cura quelle sorgenti che possono assicurare la salubrità alla vita dell’uomo.”

Dei diversi impieghi dell’acqua, soprattutto quello per la salute e il benessere ha antiche origini: furono i greci a riconoscere alle acque minerali naturali diverse virtù terapeutiche. Già dai tempi di Omero era noto il potere curativo delle acque termali e la pratica dei bagno freddi e caldi.

Nel trattato “Aria, Acque e Luoghi”, Ippocrate individui l’importanza dell’acqua per la salute dell’uomo e definisce le basi e le regole dell’idroterapia.

I Romani dettero all’uso terapeutico dell’acqua una credibilità che non avrebbe più perso e di cui il mondo occidentale conserva preziose testimonianze storiche, come gli acquedotti e le terme.

Le terme per i Romani erano luogo d’incontro e di svago, dove il piacere si univa però alla cura del corpo e del benessere; questo costante rapporto con l’acqua era una passione profonda e comune, condivisa dal popolo e dagli imperatori.

Per i Cristiani, invece, l’acqua è fonte di vita:”…l’acqua era la prima sede dello spirito divino, che la preferì a tutti gli altri elementi…Fu l’acqua che per prima ebbe il compito di generare creature viventi…Fu l’acqua che, prima di tutto, produsse ciò che è vita…”

Nei secoli scorsi l’acqua venne rappresentata come strumento terapeutico per malattie fisiche, prima, e psichiche, poi.

Attualmente la riabilitazione in acqua è annoverata tra i programmi rieducativi in differenti discipline mediche.

Tutto parte dal principio fisico enunciato dal matematico, ingegnere, fisico e inventore greco antico Archimede di Siracusa, secondo il quale un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato. In conseguenza di ciò, quando ci si immerge fino all’ombelico il nostro peso si riduce, di fatto, di circa il 50% per arrivare fino al 90% quando ci si immerge sino le spalle. In questo modo i movimenti sono facilitati perché si alleggerisce il peso che grava sulle articolazioni e si facilita la ripresa della deambulazione.


I benefici effetti della terapia in acqua sono utili dopo interventi chirurgici sui legamenti, nell’ernia del disco e nella chirurgia della rachide, dopo fratture, distorsioni, lussazioni articolari; si traggono vantaggi nel mal di schiena, nelle sciatalgie, nelle lombalgie, ma anche nelle patologie croniche della colonna vertebrale e in quelle articolari; nell’osteoporosi avanzata, nelle patologie infiammatorie, negli interventi di protesi anca, ginocchio, spalla.

La piscina riabilitativa viene utilizzata con successo per la ginnastica pre e post parto e per favorire l’acquaticità in donne in gravidanza, nei neonati e nei bambini. 

Tale “ginnastica dolce” è il modo migliore in gravidanza per eseguire movimenti per la tonificazione, per ridurre i sintomi somatici, l’ansia e l’insonnia e promuovono un buon livello di benessere psicologico. 

L’acqua, dunque, si prefigge due compiti: disintossicazione del corpo e rinvigorimento dello stesso, aiuta il sistema immunitario a combattere contro gli agenti infettivi; dal punto di vista psichico, essa agisce liberando le emozioni ascoste, mettendo in luce il vissuto introspettivo del soggetto.

Dunque, immergersi in acqua equivale ad immergersi nel proprio Io, centro in cui si celano le paure più astratte. L’acqua, in quanto elemento della vita prenatale, ci aiuta a far emergere ciò che tendiamo ad “affossare” nelle stanze più intime della nostra mente; ci permette di tornare indietro, facendo riemergere spazi interiori che giacciono in profondità.

L’acqua, in conclusione, risulta essere l’elemento fondamentale per incoraggiare la regressione dell’individuo, in quanto il ritorno immaginario alla vita prenatale e all’infanzia stessa consente all’individuo di evitare di vivere il presente con avversità.

                                                                                                                                                 Jolanda Virgilio