La ricerca dell’equilibrio con lo Yoga in acqua

In una società sempre più frenetica fermarsi ed ascoltarsi, risulta di vitale importanza!
Quotidianamente abbiamo motivi per essere in ansia e ci troviamo spesso in situazioni che provocano tensione.
Di conseguenza, dobbiamo imparare ad affrontare gli eventi stressanti senza farci danneggiare. Le tecniche di rilassamento rappresentano lo strumento elettivo per raggiungere la capacità di autogestire l’ansia e la tensione perché agiscono direttamente su di esse.
L’apprendimento di queste tecniche permette di raffinare la conoscenza di se stessi e di migliorare la capacità di concentrazione.

L’ innovativa pratica dello “Woga”  a mio parere può rivelarsi, d’aiuto contro le nostre ‘paure terrene’, contro l’ ansia e lo stress che spesso insorgono nelle  giornate piene d’impegni. Il Woga permette di potenziare il nostro spirito volgendolo alla  riflessione e all’ autocontrollo e genera benessere e amore verso il tempo e verso noi stessi.

“L’acqua, fonte della vita, cela nelle sue molecole e nel movimento dei suoi flussi il segreto dello sviluppo dell’intelligenza nel nostro pianeta. Un saggio illuminante che concilia – superando ogni apparente contraddizione scienza e sapienza, tecnologia e umanesimo, logica e misticismo. Un messaggio indirizzato sia ai cultori della scienza che ai cultori dello spirito, che ci fa capire una piccola verità, insieme personale e universale: la vita e l’intelligenza si sviluppano se ci orientiamo verso la purezza e la semplicità dell’acqua.”
Alcuni considerano lo Yoga una sorta di ginnastica olistica, altri una religione, una filosofia, uno stile di vita morale e salutista. Altri ancora una tecnica per incrementare la propria consapevolezza e per sperimentare stati di coscienza non ordinari: estasi, capacità straordinarie di comunicazione, percezione straordinaria della “realtà”, amore che trascende i propri bisogni egotici”.
L’ultima frontiera dello Yoga: portare le posizioni dell’antica disciplina indiana in acqua per sfruttarne l’azione massaggiante e l’assenza di peso.        Obiettivo: aumentare la flessibilità e raggiungere il relax totale;  la pratica prende il nome di Woga, sincrasi di water e yoga.
Con questo tipo di pratica si può beneficiare dell’azione massaggiante dell’acqua. Inoltre è possibile raggiungere un rilassamento totale, anche grazie all’acqua che ottunde ogni minimo suono e crea silenzio. Permette poi di acquisire una maggior quantità di movimenti che migliorano l’attività cerebrale e le connessioni corpo-mente.

La meditazione è uno spazio dedicato attraverso il quale entriamo in un intimo contatto con noi stessi. Allo stesso modo, nella meditazione in acqua accade che l’acqua di “dentro” e l’acqua di “fuori” comunichino tra loro e in questo stato, a volte, possiamo assistere a un cambiamento che fino a quel momento non era osservato. Lo stare in meditazione immersi nell’ acqua, agisce in modo profondo su di noi, aiutandoci a far emergere quelle memorie ancestrali che spesso sono motivo di isolamento da noi stessi e pertanto dagli altri. meditare in acqua in uno spazio di silenzio interiore, ci apre ad una forma di libertà più profonda e spontanea.

Come molte delle discipline innovative, anche il Woga arriva dall’America e più precisamente dalla patria del fitness e del benessere, la California. La disciplina è nata circa 10 anni fa ad opera di un terapista americano, Harold Dull, primo tra tutti a comprendere come l’acqua fosse uno degli ambienti più idonei per praticare diverse attività tra le quali lo Yoga.
Sarà forse per la quasi totale assenza di gravità, per il ricordo dei nove mesi trascorsi nell’utero materno o per l’alta percentuale di acqua presente nel nostro corpo che questo fluido vitale rappresenta l’ambiente di lavoro ottimale per tante discipline fitness.  Una leggenda racconta addirittura che uno dei primi Yogi aveva il nome di Matsyendra meglio conosciuto come l’uomo-pesce.

 Si narra che Shiva insegnasse in riva al mare le tecniche Yoga alla moglie, la dea Pârvatî, che però si mostrava poco interessata, contrariamente ad un pesce che osservava incuriosito gli esercizi. A quel punto Shiva resosi conto del particolare interesse che il pesce aveva per lo Yoga decise di spruzzarlo di acqua facendogli assumere immediatamente sembianze divine, da lì il nome Matsyendra, il Signore dei Pesci (matsya “pesce”, Indra “signore”).

Al di là dei miti e delle leggende, praticare Yoga in acqua è forse una delle cose più naturali e semplici che possa esistere.
Per praticare Woga non è assolutamente necessario saper nuotare, e visti i suoi benefici particolari viene spesso consigliato ad anziani o persone in fase riabilitativa o in sovrappeso, trai i disturbi specifici per cui viene consigliato anche algie cervicali o lombari, la sciatica e le disfunzioni respiratorie.

Anche le donne in  gravidanza possono trarre il massimo giovamento da questa pratica.
Le posizioni e i principi dell’Hatha Yoga si adattano a meraviglia all’ambiente acquatico. Insieme alle Asana (posizioni statiche) c’è il Pranayama cioè il controllo e la regolazione della respirazione. L’acqua addolcisce i movimenti, sblocca le articolazioni, allunga e scioglie i muscoli, dona il giusto equilibrio psico-fisico e migliora le capacità di concentrazione.

Lo Yoga che si presta di più all’attività acquatica è sicuramente l’Hatha Yoga. Ogni Asana o posizione viene mantenuta in acqua per almeno 30 secondi, un tempo inferiore non sarebbe nemmeno sufficiente a raggiungere la giusta concentrazione. Il passaggio da un gesto all’altro deve essere fluido e controllato. La maggiore densità dell’acqua permette un controllo più alto del corpo.

Lo Yoga rappresenta la possibilità per molte persone di intraprendere un personale cammino alla ricerca di una più profonda conoscenza di se stessi. La respirazione, la concentrazione e il rilassamento fanno sì che il soggetto ritrovi il proprio equilibrio interiore e riesca in tal modo a governare meglio la componente fisica. Alle posizioni classiche dello Yoga, però, il Woga aggiunge interessanti varianti. Il lavoro viene svolto in piedi con l’acqua che arriva alla vita oppure all’altezza delle spalle. Molti movimenti seduti si eseguono nella parte bassa della vasca con l’acqua sino alla vita o al petto. La maggior parte delle Asana distese vengono eseguite in sospensione sull’acqua tramite l’ausilio di supporti galleggianti (manubri galleggianti, collari e cuscini galleggianti e acquatube).

 La musica, come in tutte le attività solistiche, rappresenta il sottofondo utile per raggiungere la giusta concentrazione. La classe è mediamente formata da 3-7 persone. Chi pratica già lo Yoga a terra è sicuramente avvantaggiato nell’esecuzione in acqua; nulla vieta però di iniziare direttamente con il Woga. La durata della lezione varia dai 30 ai 45 minuti. La prima parte formata da circa 5-10 muniti, è dedicata ad esercizi specifici per la respirazione al fine di preparare il corpo e la mente alla pratica della Asana. Alcune tra le posizioni di Hatha Yoga in acqua più diffuse sono quella dell’Aquila e dell’albero.

Essenzialmente tutti possono praticare il Woga ma in particolare:
Le donne in gravidanza. Aiuta le future mamme a rilassarsi prevenendo eventuali affaticamenti alla colonna vertebrale classici durante i nove mesi. Per il feto è utilissimo poiché migliora il trasporto di ossigeno. L’acqua realizza un massaggio generale sull’intero corpo e aiuta la circolazione sanguigna. Durante la gravidanza la capacità di equilibrio diminuisce, è per questo che alcune Asana dello Yoga devono essere evitate. Con l’esecuzione in acqua si risolve anche questo problema. Inoltre una pratica costante potrebbe preparare la futura mamma ad un eventuale parto in acqua.

Le persone di terza età. Il carico articolare ridotto permette anche a soggetti avanti con gli anni di eseguire posizioni spesso impossibili a terra. Riduce inoltre tutti quei fastidi articolari che sopraggiungono con gli anni come artriti e reumatiti.

I soggetti che hanno subito traumi o interventi chirurgici necessitano a volte di un periodo di riabilitazione. Il Woga rappresenta spesso un valido protocollo di lavoro a seguito di fratture ossee o periodi di inattività fisica.

Le persone in medio o forte soprappeso. Sovente gli obesi hanno difficoltà a svolgere una corretta attività fisica a terra a causa del peso corporeo esagerato e dell’eccessiva pressione che esso esercita sul sistema muscolo-scheletrico. L’acqua riduce il carico articolare permettendo a tutti di eseguire una corretta attività fisica. In questi casi comunque è bene integrare il Woga con un lavoro aerobico a terra specifico che consenta la riduzione del tessuto adiposo.

È consigliato a tutti coloro che sentono l’esigenza di connettersi con la parte più intima di se.

 

Mariangela Genuardi

 

 

Bibliografia e Sitografia

http://www.gravidanzaonline.it

 http://www.yoga.it

 http://www.meditare.it

 www.benessere.com

http://www.watsu.it/bodyworks-acquatici/134-woga

http://www.spaziodonna.com/bellezza/benessere/woga.asp